Di ingegno vivace e di notevoli capacità letterarie, Sant’Annibale appena sentì la chiamata del Signore, rispose generosamente, adattando questi talenti al suo ministero.
Completati gli studi, il 16 marzo 1878 fu ordinato sacerdote. Qualche mese prima, un incontro «provvidenziale» con un mendicante quasi cieco lo mise a contatto con la triste realtà sociale e morale del quartiere periferico più povero di Messina, le cosiddette Case Avignone, note in città come “i casi i Mignuni”, e gli aprì il cammino di quello sconfinato amore verso i poveri e gli orfani, che diverrà una caratteristica fondamentale della sua vita.
Con il consenso del suo Vescovo, andò ad abitare in quel «ghetto» ed impegnò tutte le sue forze per la redenzione di quegli infelici, che ai suoi occhi si presentavano, secondo l’immagine evangelica, come «pecore senza pastore».
Fu un’esperienza segnata fortemente da incomprensioni, difficoltà e ostilità di ogni tipo, che egli superò con grande fede, vedendo negli umili ed emarginati lo stesso Gesù Cristo e attuando ciò che definiva: «Spirito di doppia carità: l’evangelizzazione e il soccorso dei poveri».
Nel 1882 diede inizio ai suoi orfanotrofi, che furono chiamati antoniani perché messi sotto la protezione di Sant’Antonio di Padova.
La sua preoccupazione fu non solo quella di dare il pane e il lavoro, ma soprattutto un’educazione completa della persona sotto l’aspetto morale e religioso, offrendo agli assistiti un vero clima di famiglia, che favorisse il processo formativo a far loro scoprire e seguire il progetto di Dio.
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